IL MONDO DI LANGA NELLE ETICHETTE DI GIANNI GALLO

Gianni Gallo nasce a Dogliani il 26 gennaio 1935 nella cascina di Ribote, in frazione San Luigi, in una famiglia di proprietari terrieri che lavorano la terra e le vigne da generazioni.
L’esperienza della vita e del lavoro in campagna costituisce l’elemento di base della sua formazione, sia per la conoscenza approfondita del mondo naturale e l’attenzione costante ad esso, sia per l’abitudine al lavoro manuale che sviluppa in lui sin da bambino una abilità pratica eccezionale che poi applicherà nell’uso di matite, rapidograph, bisturi, sgorbie, bulini.
Dopo il Liceo Classico a Torino, frequenta per un paio d’anni il Politecnico ma, terminato il servizio militare, nel 1964 ritorna definitivamente a Dogliani nella casa di famiglia. Lavora nelle vigne e in cantina insieme al padre e al fratello maggiore Carlo, riprende a giocare a calcio in squadre di dilettanti, frequenta, come tutti gli uomini di famiglia, i bar del paese. 

Intanto intensifica l’attività di studio personale, ma soprattutto si esercita nel disegno secondo schemi e modelli personali. Dal 1967conosce il pittore Claudio Bonichi e il maestro Eso Peluzzi con i quali fa esperienze nel campo dell’incisione (dall’acquaforte alla xilografia) e della grafica.
Di questi anni sono le prime etichette per l’azienda di famiglia Ribote, e dalla fine degli anni ’60 inizia a disegnare e a stampare le etichette per aziende di amici, le prime quelle per Mauro Mascarello, per Celso ed Enrico Abbona e per il Castello di Verduno, poi per la cantina Vietti di Castiglione Falletto.É proprio in una serata invernale a casa Vietti-Currado che nasce l’idea delle “Etichette d’autore” che verranno realizzate per riserve di Barolo e di Barbaresco.
Stampa le prime etichette, come pure le prime xilografie, presso tipografie artigianali di Dogliani dove lavora in modo totale, dall’idea al disegno, ai passaggi colore su carta vegetale realizzati a mano, alla scelta dei caratteri e al montaggio delle scritte, fino alla stampa vera e propria. É un lavoro di approssimazioni graduali perché il risultato sulla carta sia il più possibile vicino al progetto disegnato e acquerellato.

Realizza collaborazioni molto lunghe, disegnando decine o addirittura centinaia di etichette, con Paolo Marolo, l’Azienda Agrimontana, Ca’de la Pasina, Marziano Abbona, l’Oleificio Polla. Spesso, poi, offre disegni e incisioni a enti pubblici (dal Comune di Dogliani a quello di Cuneo, all’Enoteca di Barolo) o ad associazioni di volontariato, per i Festival dell’Unità o a molti periodici della provincia di Cuneo. E ancora lavora per cinquant’anni per e con amici produttori di Dogliani, Barolo, Castiglione Falletto, La Morra, Monforte, Serralunga, disegnando fiori, erbe selvatiche, uccelli, insetti, frutti, alberi, la natura della Langa che ben conosceva ed amava.
Estraneo e del tutto disinteressato al mercato dell’arte, organizza un’unica mostra ad Alba nel gennaio del 1975, nella quale espone una serie di incisioni, realizzate con tecniche diverse, sullo stesso tema: due chiocciole, due coccinelle, due cespugli di erbe che si fronteggiano. Altre mostre sono state realizzate da amici: nel 1981 presso la Ca’ dj’Amis di La Morra, nel 2006 al Caffè San Marco di Trieste, nel 2008 a Dogliani con le tavole a china acquerellate di “Uccelli di Langa” e nel 2009 a Loano presso l’Oleificio Polla.
Nel marzo 1984 la rivista inglese Wine and Spirit (vedi articoli di Cynthia Bacon) assegna i premi Design Awards a sei etichette di Gianni Gallo su sei vini Vietti.
Per più di cinquant’anni “Galet”, anarchico per scelta di vita e nel modo di sentire e di rapportarsi con gli altri sulla base di idee di giustizia sociale, di responsabilità individuale, di libertà, ha ricevuto amici e visitatori di Dogliani, dei paesi vicini, ma anche di ogni parte del mondo, dalla Francia agli Stati uniti al Giappone, nella sua cucina di Dogliani, le cui finestre si affacciavano sul cortile davanti all’albicocco che fioriva di una nuvola di magnifici fiori bianchi nella settimana di Pasqua.

Non c’era campanello, la porta era sempre aperta, le finestre restavano illuminate fino a tarda ora: chi arrivava guardava attraverso i vetri ed entrava, prima di tutto per parlare, poi anche per chiedere etichette e consigli. Era risaputo che Gianni non accettava un pagamento per il suo lavoro, ma si manteneva libero di scegliere per chi disegnare, se convinto che i prodotti fossero di qualità e i produttori lavorassero in modo serio. Gianni aveva instaurato una forma di originale baratto che prevedeva lo scambio dei diversi prodotti. Scriverà anni dopo ridendo: “I miei lavori per la produzione di olio o vino avevano spesso le caratteristiche di un baratto, in cambio delle etichette mi rifornivo la cantina; ma a ben vedere non conveniva neanche tanto, perché per fare l’accordo venivano qui a mangiare e non andavano più via. Anzi, poi tornavano regolarmente.”
Oggi la maggior parte dei suoi lavori, sia i disegni che le incisioni, sono custoditi nelle case degli amici, appesi alle pareti, fissati nella memoria. Ed è bello che sia così.